Gli strumenti di misura come i sensori di pressione sono esposti a vibrazioni in moltissime applicazioni e nel loro funzionamento devono sopportare questa condizione senza degenerarsi o guastarsi. I costruttori dei sensori di pressione (chiamati anche trasmettitori di pressione) fanno grandi sforzi per assicurare che i loro strumenti siano adatti a tali condizioni operative.

Gli strumenti, quindi, vengono testati in maniera molto approfondita al fine di garantire prestazioni elevate in queste condizioni. Le vibrazioni vengono solitamente indicate con due parametri: frequenza e accelerazione massima. Tuttavia, minore è la frequenza maggiore è la deflessione che occorre per raggiungere l’accelerazione richiesta. Essendo nota la cosiddetta “frequenza di crossover” al di sotto di questo valore piuttosto che un’accelerazione si testa e si definisce una sola deflessione specifica. Su attrezzature pesanti in lenta rotazione si hanno principalmente frequenze che vanno da 10 a 55 Hz.

Per il funzionamento a bordo di razzi lo strumento sarà soggetto a vibrazioni nel campo di frequenze da 10 a 2.000 Hz. Solitamente, però, in questi casi i test sono condotti per ognuno dei tre assi spaziali successivamente. Le accelerazioni, definite come multiplo dell’accelerazione di gravità (g = 9,81 m/s2), arrivano intorno ai 2 g per il funzionamento su macchinari in rotazione e fino a ben 20 g nel caso del lancio di razzi.

La resistenza alle vibrazioni può quindi essere definita come segue: “La resistenza alle vibrazioni indica  fino a quando un’accelerazione o un’ampiezza in un determinato range di frequenze non porta a un malfunzionamento o guasto”. Un trasmettitore di pressione sarà quindi resistente alle vibrazioni se resiste senza alcun danno alle vibrazioni che lo espongono alla sua “durata di funzionamento”.

Per ulteriori informazioni leggi anche l’articolo “Vibrazioni e shock sui trasmettitori di pressione “.

 



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